Dell'eternità delle pene infernali. Eberhard e Lessing in dialogo

breve estratto
4. Vale certamente la pena osservare come nel secondo volume della Neue Apologie Eberhard riservi alla Gegenschrift lessinghiana una attenzione e uno spazio non comuni. Uno spazio cioè assai più esteso di quello accordato alle numerose altre repliche che pure il suo scritto aveva calamitato all'indomani della pubblicazione.
Il capitolo IX, in particolare, è interamente dedicato alle obiezioni sollevate da Lessing. Qui Eberhard si occupa anzitutto di determinare i punti sui quali entrambi concordano: che è dato di ammettere delle pene infernali nel senso descritto nel primo volume dell'Apologie; e che esse sono funzionali al "miglioramento" (del punito), propedeutiche cioè alla sua Besserung e non d'ostacolo a essa. In secondo luogo, il filosofo di Halberstadt tenta di smarcarsi dagli addebiti, o almeno da parte degli addebiti, rivoltigli da Lessing nei diciotto paragrafi del suo documento polemico. E segnatamente insiste sul punto nevralgico, che esprime un tratto sorprendentemente aporetico del testo lessinghiano, costituito dalla interpretazione di Leibniz. Lessing è oltremodo diretto al riguardo: ben difficilmente — scrive — sarebbe stato possibile avanzare la benché minima annotazione critica all'indirizzo di Eberhard «se egli, contemporaneamente, mentre la sua materia lo portava anche a ciò su cui si era espresso Leibnitz, non avesse ricordato, contro di lui e le sue affermazioni, diverse cose» sulle quali a suo parere occorre richiamare l'attenzione.
Ma procediamo con ordine. Com'è stato a ragione osservato, è un fatto senz'altro interessante che Lessing contesti apertamente a Eberhard la tesi secondo cui Leibniz fosse sostenitore dell'ipotesi di una crescente perfezione del mondo e di «tutti i singoli esseri». Di più, da ciò egli propriamente prende le mosse per argomentare sulla possibilità che il peccato possa in generale verificarsi senza che si dia parimenti la possibilità di un regresso; che esso possa cioè verificarsi laddove nondimeno gli uomini «devono essere in un moto costante verso un progressivo allargamento», vale a dire verso l'autonomia morale e quindi la salvezza. Sorprende che Lessing non tenga qui conto della convinzione circa il generale e infinito progresso dell'intero universo e dei singoli enti che Leibniz consegna a pagine importanti del Système nouveau e degli Essais de Théodicée così come a scritti di meno vasta fruizione e incidenza, e che peraltro egli stesso tradisce nella parte centrale del suo documento. Cunico ha ipotizzato «tre possibili spiegazioni per questo modo di procedere». In primo luogo Lessing potrebbe aver inteso criticare, con Eberhard, tutti quegli aufgeklärte Theologen a suo parere responsabili di prospettare una fin troppo agevole e lineare conciliazione tra ragione illuministica e tradizione ortodossa; in secondo luogo, ha probabilmente inteso evidenziare la lampante incongruenza in cui, assecondando l'esigenza di armonizzare in maniera più plausibile le sue tesi essoteriche col suo pensiero esoterico, Leibniz sarebbe incappato: ammettendo il progresso infinito di tutto e di tutti non poteva più ammettere, almeno non senza severe ripercussioni sul sistema della massima perfezione, la dannazione definitiva e assoluta di parte dell'umanità, pur potendo tuttavia ammettere in un dato senso l'eternità delle pene e dell'inferno; da non sottovalutare, in conclusione, è che quella di Lessing è sostanzialmente «anche una precisa strategia retorica: un grande apparato di sottili argomenti e di citazioni è sviluppato per difendere la coincidenza della tesi di Leibniz con la lettera della tesi ortodossa; tutto questo per irritare il teologo progressista e per accattivarsi l’ortodosso, fino quasi a fargli inavvertitamente accettare un'interpretazione (mai sbandierata e neppure troppo insistentemente argomentata, ma piuttosto quasi insinuata a poco a poco) della propria tesi che in realtà ne capovolge completamente il senso».
È tuttavia un dato che Lessing ammetta…
Breve estratto (senza note) di H. Spano, Dell'eternità delle pene infernali. Eberhard e Lessing in dialogo, in Religioni e salvezza. La liberazione dal male tra tradizioni religiose e pensiero filosofico, a c. di G. Cunico e H. Spano, Friedriciana Editrice Universitaria, Napoli 2010 pp. 173-196.