breve estratto
1. Nel dicembre del 2000 Eugenio Scalfari consegnava al quotidiano da lui stesso fondato un articolo intitolato Il nostro secolo senza lumi. Nell’articolo, occasionato dalla pubblicazione dell’edizione italiana di un volume di Isaiah Berlin introdotto da un saggio su Il contro Illuminismo, l’Autore denunciava quel «deficit di razionalità» che a suo giudizio caratterizza la nostra epoca e invocava un confronto sulla “stagione dei Lumi” in grado di verificarne il lascito e di interrogarne l’attualità. «Aprendo questo dibattito sull’Illuminismo – affermerà Scalfari in seguito – mi ero chiesto se esso fosse ancora un lievito attivo nella società contemporanea o un lascito ormai esaurito e pietrificato».
Numerosi e autorevoli gli intellettuali intervenuti nella discussione, dapprima avviata sulle pagine culturali di Repubblica e poi del volume che ne è stato ricavato per i tipi di Laterza. Tutti a ragione concordi nell’affermare che – diversamente da altre «stagioni della nostra tradizione» – «nell’Illuminismo c’è qualcosa che ci tocca e ci preme assai più da vicino, un rapporto privilegiato con la nostra vita presente, come se parlare di Illuminismo non voglia semplicemente dire istituire il raffronto con una matrice, certo cruciale, della nostra cultura, ma parlare direttamente di noi […] suoi contemporanei nonostante e attraverso il tempo che ci separa da esso». Roberto Esposito, in particolare, ha richiamato l’attenzione sulla lezione – Qu’est-ce que que les Lumières? – tenuta da Foucault al Collège de France nel 1983. Lezione attraverso la quale, analizzando le pagine che Kant dedica alla questione, l’intellettuale francese ricorda come l’autore della Critica non intendesse l’Illuminismo semplicemente come una età del mondo ma piuttosto come il punto a partire dal quale la filosofia si interroga sul proprio presente. Mentre infatti fino ad allora, charisce Foucault, la cultura moderna si era sempre definita nei termini di un rapporto “longitudinale” nei confronti del proprio passato, Kant interroga l’Illuminismo secondo una relazione con la propria attualità che può dirsi “sagittale”. Sotto questo profilo esso non rappresenta solo una delle tante facce ma la forma stessa della filosofia moderna.Ora, è senz’altro vero che la “globalizzazione”, questo fenomeno caratteristico della nostra congiuntura storica verso il quale si è indirizzata negli ultimi decenni l’attenzione di una vasta letteratura specialistica, presenta una fisionomia assai complessa e attiva dinamiche che è arduo governare – e, anche in sede di analisi, non è facile codificare e risolvere. È altrettanto vero tuttavia che tale fenomeno mostra dei tratti peculiari che si può pensare di far valere come coordinate all’interno di un’analisi generale: si può richiamare l’attenzione per es. sul dato secondo il quale «sopprimendo i confini rigidi tra le culture, [la globalizzazione] promuove un incessante rinnovamento e diversificazione»; e considerare pertanto che, almeno in linea teorica, essa pare per questo tramite poter scoraggiare il tentativo di una cultura di imporsi su un’altra. In tal senso, tale processo parrebbe nelle sue manifestazioni più feconde poter attivare e garantire una apertura di carattere culturale che, fatte le debite distinzioni e proporzioni, non può che evocare alcune delle dinamiche che a partire proprio dall’illuminismo, quell’illuminismo che ha fornito «regole e modelli per la valutazione di regimi politici, dei sistemi sociali e delle civiltà», sono andate affermandosi e consolidandosi nella cultura occidentale.
Può allora rivelarsi di una qualche utilità il tentativo di declinare il tema “globalizzazione e regole” facendo riferimento alla nozione di «Aufklärung» e al noto dibattito tardosettecentesco che, di fronte all’esigenza di regolare il «rischiaramento», ha impegnato le più acute e autorevoli menti dell’epoca. In particolare ci proponiamo di descrivere la maniera in cui, a margine delle più note e acclamate posizioni assunte all’interno di questo dibattito, si configura lo specifico contributo di Johann August Eberhard.
Breve estratto (senza note) di H. Spano, Rischiaramento, saggezza, regole. Il contibuto di Johann A. Eberhard al dibattito sulla Aufklärung, in Globalizzazione, saggezza, regole, a c. di A. Pirni, ETS, Pisa 2011, pp. 121-130.