Rec. di Shmuel Feiner, Moses Mendelssohn. Ein jüdischer Denker in der Zeit der Aufklärung, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen 2009

Pubblicato in ebraico nel 2005 e tradotto in tedesco tre anni più tardi, il presente volume deve senz'altro essere recepito in funzione di continuità con due precedenti lavori di Shmuel Feiner. Mi riferisco a The Jewish Enlightenment (2004; ed. originale ebraica del 2002), acclamato opus magnum dello storico israeliano; e, prima ancora, a Haskalah and History: The Emergence of a Modern Jewish Historical Consciousness (2002; ed. originale ebraica del 1995). Se infatti il testo pubblicato in inglese nel 2004 si è imposto come un caposaldo della più recente Haskalah-Forschung, ossia degli studi sullo Jewish Enlightenment, e assieme come un apprezzabile e rigoroso contributo alla storiografia dell'illuminismo europeo nel complesso; è nello scritto degli anni Novanta che era venuta affermandosi con forza la tesi secondo cui già i maskilim, gli intellettuali operanti nell'ambito della Haskalah, avessero contribuito a inoculare il cosiddetto modern Jewish thought. In sostanza, diversamente per es. da Yosef Hayim Yerushalmi, Feiner fa risalire all'ultimo quarto del diciottesimo secolo, e anticipa quindi di qualche decennio rispetto alla fondazione a Berlino del Verein für Cultur und Wissenschaft der Juden e alla germinazione del movimento della Wissenschaft des Judentums, il consolidamento di una coscienza storica moderna nell'ambito della storia ebraica. E in tale processo di consolidamento Moses Mendelssohn, «Aufklärer unter Aufklärern» e assieme autentica «icona della storia ebraico-tedesca», ha certamente recitato un ruolo (pionieristico) di primissimo piano. È dunque questo lo specifico perimetro storiografico e concettuale dello studio di Feiner.
«In principio era Mendelssohn». Non potrebbe essere più esplicativo l'incipit che lo storico Dan Diner consegna al lettore attraverso le sintetiche ma penetranti righe prefatorie; né è possibile confutare la tesi, che pure egli afferma, secondo la quale nel contesto della storia ebraico-tedesca l'elaborazione di un profilo biografico di Mendelssohn altro non rappresenti che una sorta di Pflichtübung, un esercizio obbligato insomma. O, come ha sostenuto Heinrich Graetz, «un riflesso della complessiva storia ebraica moderna». E tuttavia l'impostazione di questa agile e accessibile biografia proposta da Feiner presenta comunque cospicui motivi di originalità e interesse. È vero infatti che la fama e il prestigio, anche diplomatico, acquisiti dal «Socrate di Berlino» e la vasta risonanza che i suoi scritti seppero certamente conquistare ancora vivente l'Autore autorizzerranno a soli due anni dalla sua scomparsa, nel 1788, la pubblicazione di una prima biografia; è altresì vero però che a partire da questa primissima opera redatta da Isaac Abraham Euchel nell'ultimo scorcio del diciottesimo secolo fino al monumentale e per certi versi risolutivo lavoro – Moses Mendelssohn: A Biographical Study – pubblicato nel 1973 da Alexander Altmann, è andato affermandosi e consolidandosi attorno alla figura dell'eminente filosofo ebreo-tedesco un interesse per così dire periferico, prevalentemente circoscritto all'ambito degli studi accademici. È forse vero cioè, come più recentemente ha affermato A. Nadler non senza una traccia provocatoria, che – «padre dalla Haskalah» ma figura "enigmatica" già a partire dalla generazione a lui successiva – Mendelssohn, il quale non ha "guidato" un movimento né invero elaborato una ideologia duratura, «sadly speaks for no Jews today». Ancora, al celebre autore dello Jerusalem, «il più importante e durevolmente influente dei suoi scritti» secondo lo stesso Feiner che gli dedica un ampio e documentato capitolo, non è stata intitolata alcuna strada nell'omonima città, odierna capitale dello Stato di Israele.
In particolare è significativo del lavoro di Feiner il tentativo di restituire le acquisizioni dell'articolata attività intellettuale del filosofo ebreo-tedesco, così come gli insuccessi e gli ostacoli numerosi che egli pure dovette affrontare, alla situazione socioeconomica e politica degli ebrei berlinesi della seconda metà del Settecento. L'eminente interprete e studioso della Haskalah, che non manca di ricostruire e conferire uno speciale risalto alla dimensione "privata" – dalle vicende familiari alla maturazione intellettuale (e segnatamente all'incontro con l'opera di Newton, Locke, Leibniz e Wolff); dal sodalizio con Lessing e Nicolai alla malattia che ha accompagnato Mendelssohn lungo l'intero sviluppo della propria parabola filosofica – ha inoltre il merito di riconoscere e conferire un «significato paradigmatico» alla sua vicenda umana e intellettuale, assorbendo e sostanziando in essa le principali istanze ebraiche del tempo. La vicenda di Mendelssohn, la «tensione tragica» tra l'uomo vulnerabile e il corifeo dell'Illuminismo liberale che – tra Legge e storia, Rivelazione e ragione – stigmatizza l'oppressione politica, la superstizione e il fanatismo religioso; tra l'intellettuale inviso tanto all'ortodossia (che in lui vedeva un riformatore) quanto ai riformatori (per es. per la sua idiosincratica osservanza halakhica); sintetizza e simboleggia a un tempo le possibilità e le limitazioni, le contraddizioni stesse di cui dovettero fare esperienza gli ebrei agli albori dell'età dell'emancipazione.
Particolarmente perspicua è infine, all'interno di questo specifico quadro biografico in cui l'intelligenza filosofica delle questioni è kulturgeschichtlich indicizzata, l'attenta ricostruzione delle numerose dispute che hanno coinvolto Mendelssohn. Feiner, che individua nell'opera di Leibniz e nel Locke dell'Essay Concerning Human Understanding due termini di determinante incidenza nella formazione intellettuale del filosofo di Dessau, riserva il debito risalto alle controversie che videro protagonisti Michaelis nella prima parte della vita di Mendelssohn e Jacobi nella parte finale, e coerentemente coi propri propositi dedica un intero capitolo alla gravosa Lavater-Affäre.
Nel 2010 è stata pubblicata per i tipi della Yale University Press una traduzione inglese del volume, intitolata Moses Mendelssohn. Sage of Modernity.
Pubblicato in "Filosofia e Teologia" 2/2012.