breve estratto
Il punto di partenza
Rendere perspicuo il valore del dubitare e dell’interrogare che sono propri della ragione umana, tale è il compito che la filosofia si propone. In base a un patrimonio di fondo (della philosophia perennis) essa indaga tuttavia anche sulle questioni di carattere etico, dello sviluppo mondiale e della religione. Già a partire da Agostino, e più tardi con il celebre motto cartesiano de omnibus dubitandum est, il dubbio è divenuto un importante metodo della filosofia; e di ciò certamente anche la religione, tutte le religioni devono prendere atto. Però c’è un patrimonio basilare delle religioni che sembra al di sopra di qualsiasi dubbio; in esso rientra specificamente l’ethos. Inoltre, per quanto positivo e importante sia, il dubbio può talora condurre a una disperazione abissale (o affondare le radici in essa). Oggi sembra assumere proporzioni tali da rendere sempre più agonizzante il nostro mondo. E qui cade a proposito una definizione di ethos mondiale: «Il mondo è agonizzante. Questa agonia è così penetrante e incalzante che non ci sentiamo indotti a dare un nome alle forme in cui essa si manifesta, in modo tale che possa farsi palese l’entità della nostra angoscia». Nel nostro mondo globalizzato un numero sempre crescente di persone riflette su questo potenziale etico che in fondo accomuna tutte le religioni e le posizioni irreligiose. «Questo ethos offre la possibilità di un ordine individuale e globale migliore, allontana gli uomini dalla disperazione e le società dal caos».
Il mondo che si fa globale riunisce le persone e quindi lascia che cozzino tra loro modelli di pensiero differenti, il che configura una provocazione e promuove il processo critico stimolando altresì la ricerca di un terreno comune. Bisogna perciò mettere a confronto affermazioni diverse per rendere possibili nuove conoscenze. Il mondo è in continuo sviluppo, lo è anche il pensiero.
Mutabilità e immutabilità dei criteri etici
Dacché esiste la filosofia gli uomini si sono resi coscienti del dilemma e della libertà legati alla scelta del bene e del male. Essi si sentono obbligati, in certi campi, a assumersi una responsabilità. Certo, alcuni punti di vista concreti in campo etico possono mutare, ma, come già il diritto naturale ha statuito, accanto ai mutevoli campi di applicazione delle norme etiche si dà un nocciolo che è immutabile. La teoria del diritto naturale sottolinea la capacità dell’uomo, come “essere ragionevole” di conoscere le leggi essenziali dell’etica “se usa in pieno la ragione”, indipendentemente da una religione concreta; ma il diritto naturale cristiano ci ricorda che Gesù ha contribuito in modo decisivo alla purificazione della ragione pratica. Per questo motivo il diritto naturale rappresenta assolutamente una tappa significativa verso la delineazione della dottrina dell’ethos mondiale.
Hans Küng fa anzitutto riferimento alla regola aurea, la quale è contenuta in tutte le religioni. Senza dubbio molte filosofie, da Tommaso d’Aquino all’idealismo tedesco e fino ai giorni nostri, indicano questa direzione di marcia. Perciò il significato di queste filosofie travalica anche i confini delle culture e delle religioni specifiche. Nicola Cusano è stato il primo a riferirsi all’ancoraggio interreligioso di questa etica e ad affermare che tutte le religioni, lungi dal divergere per l’ethos fondamentale, si differenziano soltanto per le forme cultuali e i concetti che a esse sono collegati.
La tesi di un ethos mondiale indica di conseguenza ciò che, indipendentemente da una specifica tradizione culturale e dal grado di rischiaramento scientifico, è il dato immutabile dell’ethos. La conoscenza di tale comunanza di un ethos mondiale è una delle vere conquiste del nostro tempo, anche se vi sono stati alcuni precursori in sede di teoria e alcune importanti tappe preparatorie di questa visuale. Soltanto nell’epoca della globalizzazione il concetto di ethos mondiale poteva essere sviluppato. Ciò è particolarmente importante alla luce tanto della crescente responsabilità per azioni di più vasta portata quanto della crisi dell’etica in campo economico. Soltanto a partire dall’esistenza del processo di globalizzazione sussistono dunque le premesse teoretiche per il modellamento di questa idea. Il nocciolo dell’ethos è la regola aurea, dalla quale vengono derivate giustizia e pace. Un progresso è concretamente possibile e auspicabile in merito a una visione corretta di questi concetti nel loro significato più pieno. Ogni nuovo progresso di carattere tecnico o di altro tipo provoca, a distanza di qualche tempo, una nuova applicazione della coscienza della responsabilità. Alla crescita economica succede cioè, a distanza di tempo, un progresso di natura etica. L’etica certo non può essere chiarita in maniera meccanica, come il risultato di uno sviluppo esterno; essa infatti si alimenta a una dimensione spirituale e precede ontologicamente il progresso tecnico.
Le mutate circostanze provocano nuove sfide per l’etica; pertanto si può sperare che non appena l’economia mondiale avrà raggiunto il livello di sviluppo della globalizzazione, gradualmente si andrà diffondendo in modo generalizzato anche la coscienza di un ethos mondiale. Non si dà infatti una economia globale né un mondo globalizzato senza un ethos globale. E la formulazione di un ethos mondiale, nonché l’incipiente diffusione di una tale idea, costituisce la risposta necessaria alle sfide dalla globalizzazione. Questo nesso tra globalizzazione e ethos mondiale sarà esposto ancora meglio in quanto segue.
Breve estratto (senza note) di E. Bader, Weltethos und Globalisierung aus der Sicht der Philosophie, trad. it. a c. di H. Spano, Ethos mondiale e globalizzazione dal punto di vista della filosofia, in Etica e identità, a c. di A. Di Gregorio e R. Luise, De Angelis Editore, Avellino 2009.