Johann August Eberhard, Sui segni del rischiaramento di una nazione

Il breve documento Über die Zeichen der Aufklärung einer Nation, che qui si presenta in prima traduzione italiana, fu originariamente pubblicato presso l'editore Johann Jacob Gebauer e successivamente raccolto nella Litterarische Chronik di Johann G. Heinzmann. Il testo è quello di una lezione di Eberhard tenuta l'11 febbraio del 1783 a Halle alla presenza del Duca del Württemberg.
breve estratto
Se da un lato si citano a onore del nostro secolo i cospicui progressi compiuti dalle scienze, dall'altro lato non mancano scrittori che ci rinfacciano qualche residuo degli antichi barbari che quei progressi controbilancia. Per non parlare a vuoto in questa disputa ci dovremmo dapprima intendere sui segni dell’illuminismo. È questa una indagine che tanto poco si allontana dal solco di queste lezioni che già più di una volta sono stato in procinto di avviarla. A questa ricerca mi sento vieppiù richiamato con la massima urgenza dall'illustrissima presenza con la quale un grande principe imperiale onora oggi il nostro uditorio. Intendo rendere conto a un illustre mecenate delle scienze di ciò che finora è stato realizzato da parte dei dotti per il conseguimento di un fine così elevato quale è l’illuminismo della propria epoca.

Da cosa dunque possiamo riconoscere l’illuminismo di una intera nazione? Dal fatto forse che in una nazione vi siano uomini eruditi che ci stupiscono per la loro erudizione e profondità di pensiero, uomini che finora sono giunti a profondità tali nella propria scienza che nessuno sguardo mortale li può più seguire? Se è un segno dell’illuminismo di un’epoca che essa abbia uomini del genere, allora dobbiamo smetterla di definire "oscure" quelle epoche che finora siamo sempre stati abituati a chiamare così; inoltre temo che dovremo cercare l’illuminismo in quei luoghi dove meno ce lo aspettiamo, tra le mura più solitarie di conventi e nelle celle più isolate, dove la meditazione di chi vi abita si esercita sulle sottigliezze più profonde. Le epoche più oscure della storia europea hanno conosciuto uomini dotti, di cui certo oggi l’uomo di gusto e di giudizio considera le indagini con giusto disprezzo mentre colui che è più avvezzo alle sottigliezze può contemplarle non senza ammirazione. Un S. Tommaso, un [Duns] Scoto, un Alessandro di Hales, un Durando [di San Porziano] erano filosofi e teologi; un Accursio [da Bagnolo], un Bartolo [da Sassoferrato] e altri erano giuristi che, se si volesse misurare le loro benemerenze per l’illuminismo degli uomini sulla base della grandezza dei libri e dell’ingente dispendio di acume in essi profuso, dovrebbero occupare il primo posto nella graduatoria degli dotti; e se si potesse stimare l’illuminismo delle epoche in base al posto da essi occupato, quanto assai indietro saremmo noi rispetto a loro?

Ma rivolgiamo la nostra attenzione alla profonda oscurità nella quale questi uomini si notano quasi fossero punti luminosi disseminati: forse essi vengono notati soltanto per quella oscurità da cui sono circondati; e se guardiamo all'insieme dobbiamo delineare un diverso quadro dell’illuminismo di queste epoche. Accanto a questi portenti di erudizione e sottigliezza troviamo nella più estrema barbarie la religione, la legislazione, l’ordine pubblico, i costumi e gli stessi passatempi e svaghi sociali. Da ogni parte si solleva il fumo dei roghi per gli eretici; dappertutto le controversie giuridiche vengono decise con duelli e ordalie; da nessuna parte c’è sicurezza sulle strade né misure per fronteggiare epidemie e calamità nazionali; ogni fenomeno naturale straordinario – ogni cometa, ogni aurora boreale – annuncia alla massa atterrita e sciocca la fine del mondo o, almeno, il tramonto di un impero. Chi non conosce i vituperevoli e pericolosi divertimenti degli scherzi di carnevale? Malgrado fossero costati il senno a un re come Carlo vi di Francia e invece la vita a qualche altro grande personaggio (tale è la forza della barbarie!), essi conservarono sempre la loro importanza. Chi non sa che questi scherzi osceni e umilianti per l’intelletto umano, che la cosiddetta Fête des Fous, si mescolavano alle funzioni religiose e profanavano le sacre cerimonie dei templi cristiani?
Breve estratto di Johann A. Eberhard, Sui segni del rischiaramento di una nazione, trad. it. di Hagar Spano, in "Hermeneutica" 2010, pp. 311-326.